Ogni casa, si sa, è la casa di una famiglia. Ed anche la nostra vecchia Befana aveva una sua famiglia. Nessuno in realtà ne sapeva niente, ma tutti dicevano di conoscere anche i più piccoli dettagli sui parenti della Befana. Tutti dicevano che la sua era una famiglia, a dire il vero, molto strana e bizzarra.
Il termine “Befana” deriva dal greco “Epifania” che significa “apparizione, manifestazione”. |
Abitavano in una casa sotterranea in una stradina di un bosco segreto: in quella brutta spelonca non entrava mai un filo di luce. |
Ad aprire era una vecchissima donna con una lanterna in mano, così vecchia da sembrare la bisnonna della Befana. Camminava tutta curva appoggiandosi a un bastoncino, aveva un mento che quasi le toccava la pancia e una gobba più grossa di un cocomero. Attraverso una scala a chiocciola dalle pareti tappezzate di pipistrelli morti, si scendeva in una sala piena di gatti vivi, neri come la pece, che miagolavano rumorosamente salutando chi passava. Passata questa sala si giungeva in uno stanzone dove accanto al fuoco stavano riunite le cattive sorelle. Quelle vecchiacce mangiavano minestra di rospi, cervello di lupo, corvi allo spiedo e non dormivano mai. O mangiavano, o ballavano, o si esercitavano in qualche cattiva magia. Ma un vecchio signore, che aveva viaggiato tanto e aveva letto molti libri, disse che queste storie erano tutte inventate. In realtà lui era convinto che la Befana fosse la nonna del re Erode, che con i suoi doni destinati ai bambini buoni, voleva in parte ricompensare il male fatto dal nipote ai bambini di Betlemme. Sarà vero? Mah!
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